Un intenso e vibrante monologo tratto dall’omonimo romanzo di Erri De Luca

Miriàm, la ragazza ebrea visitata dall’Angelo racconta finalmente di sé, della sua gravidanza, del viaggio per Betlemme e dell’ultima notte, in cui persino il suo assenso sprofonda in un breve dubbio.

In un allestimento dotato di pochi semplici elementi, Miriàm prende vita coinvolgendo il pubblico oltre la quarta parete. Umanità è la chiave di lettura di questo spettacolo: nei gesti benevoli di chi accompagna il viaggio, anche nelle malelingue di Nazareth, fino all’alta bellezza di Josef, innamorato al punto di accettare un figlio non suo. L’umanità raggiunge il suo picco in Miriàm che canta all’immensa gioia di aspettare un figlio e soffre, nella notte del parto, il dramma di doverlo consegnare alla vita e alla morte: come tutte le madri del mondo, ma con la consapevolezza della missione cui Jeshu è chiamato.

Qui c’è la storia di una ragazza – scrive Erri De Luca – operaia della divinità che travolge ogni costume e legge. Qui c’è il teatro che dona un corpo a Miriàm / Maria, la giovane donna e madre che traspare da quelle pagine.