Chiesa di Santa Maria presso San Satiro, via Torino 17/18, Milano, Italia
Antigone, l’insuperato capolavoro di Sofocle rappresentato alle Grandi Dionisie del 442 a.C., è la grande tragedia generata dallo scontro inconciliabile tra i familiari e concittadini di Edipo, ognuno dei quali è chiuso nella solitaria certezza delle proprie ragioni, sempre opposte a quelle di un altro. Il dramma è da millenni un riferimento imprescindibile per ogni riflessione sulla giustizia, l’equità, il valore delle leggi scritte e di quelle non scritte, ancora utilissimo alla contemporaneità.
Antigone, figlia di Edipo è la protagonista di una vicenda che la contrappone allo zio Creonte, nuovo re di Tebe a seguito dell'assalto alla città, terminato nel duplice omicidio dei due fratelli Eteocle e Polinice, anch'essi figli di Edipo. La trama contrappone l'obbedienza necessaria a una legge scritta - rappresentata dall'editto di Creonte che vieta di seppellire i traditori della patria, quale è Polinice - alla legge universale e divina a cui si appella Antigone che, seppellendo il fratello, sfida la norma stabilita dallo zio sovrano. Il poeta svolge questo mito intrecciando riflessioni su molti temi: le opposizioni tra vita e morte, maschile e femminile, rigidezza e flessibilità morale. Il contrasto tragico, inoltre, è costruito su un impressionante linguaggio performativo che ispira monologhi e dialoghi tra i più importanti e intensi della tradizione classica antica.
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